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La nuova Roma è giovane e di talento: famiglia Friedkin (dopo Mourinho) vuole un corso sostenibile

Per la sostituzione di Pinto intanto, i preferiti sono Nappe e Maurice
Venerdì 02 febbraio 2024
Due operazioni, tre volendo considerare anche il prestito secco di Huijsen, che regalano uno squarcio sulla Roma che verrà. Perché c'è stata una Roma avanti Mourinho e un'altra dopo che sta muovendo i primi passi. Una Roma dove prima girava tutto intorno all'ape regina portoghese che dettava tempi, modi, strategie e soluzioni. Una stella cometa che con la sua scia inglobava tutto il mondo giallorosso. Non era più la Roma dei Friedkin, ma la squadra di Mou. Adesso, dopo la rottura traumatica, ne sta nascendo un'altra. Dove il cambio di filosofia è netto. Non migliore o peggiore rispetto al passato ma differente. La scelta di De Rossi è stato il primo segnale. Il mercato, improntato su calciatori di qualità e con scarsa fisicità (Angeliño e Baldanzi a fatica superano i 170 centimetri) il secondo. La comunicazione, il terzo. Sia rivolta verso l'interno (si è passati nell'analisi della rosa da «Il potenziale delle squadre da top 4 non è paragonabile con noi ma la gente pensa che io mi chiami José Harry Potter» a «Ho giocatori forti») che all'esterno. Il rigore concesso al Verona ha lasciato qualche dubbio per un blocco ricevuto da Bove in mediana.


Ma né in campo né dopo, è stato fatto un accenno. Ribadiamo: non si sta giudicando se quanto sta accadendo è meglio o peggio ma è sicuramente differente. Una rivoluzione in pieno stile Friedkin. Silenziosa ma rumorosa allo stesso tempo. Perché scalzato il Re Sole portoghese è stato preso in modo scaltro l'unico allenatore al mondo che in questo momento avrebbe attutito lo sgomento della piazza. Ma non ci si è fermati a questo. La scelta di salire sul pullman della squadra e accompagnarla allo stadio nel giorno del debutto di Daniele, è stato studiato a tavolino. Della serie, fino a prova contraria i proprietari siamo noi, non il tecnico precedente. Al colpo di scena si è poi aggiunta la concretezza. E così, all'improvviso, un club stretto nella morsa del Fpf che a inizio mercato faceva trapelare off the record di avere soltanto un milione per prendere il centrale richiesto da José, ne ha spesi 15 (10 cash) per acquistare uno dei talenti Under 21 più promettenti del nostro calcio.

SCELTE DIVERSE

Che ci si prepari o meno ai saluti con Dybala a fine stagione poco importa. Quella di Baldanzi è un'operazione che fa rima (finalmente) con programmazione. Quella che spesso e volentieri in questi anni ha lasciato a desiderare a Trigoria. Serviva un regista (Xhaka) o non si prendeva nessuno come nel primo anno oppure si dirottava verso una mezzala (Wijnaldum) o un mediano (Matic); la batteria dei terzini (5) era composta esclusivamente da calciatori di piede destro; il tecnico chiedeva un centrale (conoscendo le condizioni di Smalling e Kumbulla già in estate), veniva "accontentato" con un altro terzino destro (Kristensen). Ora non succede più. De Rossi ha chiesto due calciatori: un terzino sinistro e Baldanzi. Detto, fatto. Ecco Angeliño e il nuovo Tommasino.

Due piccoletti di qualità, abili nell'uno contro uno e con tanta qualità nei piedi. Che sembrano fatti apposta per il credo propositivo e alla ricerca della qualità di Daniele: «Il calcio è fatto di duelli, il resto è filosofia». Ora l'ultimo passo è dietro l'angolo. A giorni è previsto l'annuncio del nuovo manager che sostituirà Pinto. Che sia uno tra Neppe - il preferito dei Friedkin insieme a Maurice - Vivell e Mitchell (entrambi già incontrati) o Massara (che smentisce ogni contatto), poco cambierà: la nuova Roma dovrà essere in ogni caso sostenibile e soprattutto non dovrà costare più di quanto in effetti produce. Per riassumere tutto in uno slogan: in futuro apprestiamoci a vedere più Marcos Leonardo e meno Lukaku.
di Stefano Carina
Fonte: Il Messaggero
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